I venti

Il vento è causato dallo spostamento orizzontale di masse d’aria differenti dovuto alla differenza di pressione tra due punti dell’atmosfera, quindi solitamente da un’area di alta pressione a una di bassa pressione.
Ovviamente questa spiegazione rappresenta una semplificazione: infatti nel determinare direzione e intensità del vento intervengono altri fattori.
Tra queste ci sono la forza di Coriolis (tende a spostare il flusso d’aria verso destra nell’emisfero settentrionale e verso sinistra nell’emisfero meridionale) e alle quote più basse l’attrito con la superficie terrestre e quindi la presenza di ostacoli come le catene montuose.
La velocità del vento dipende dal gradiente barico, cioè dalla distanza fra loro delle isobare, e può essere espressa in metri al secondo (m/s), chilometri all’ora (km/h) e nodi. L’intensità del vento aumenta in media con la quota per via della diminuzione dell’attrito con la superficie terrestre e la mancanza di ostacoli fisici.
Venti costanti Sono quei venti che soffiano sempre nella stessa direzione.
Ne sono un esempio i venti polari o venti orientali che soffiano nei poli e nelle zone subpolari; i venti occidentali che soffiano dalle zone tropicali fino alle zone subpolari; gli alisei che soffiano dai tropici all’equatore
Venti periodici sono venti che, nel corso della stagione o nel corso della giornata, invertono il senso nel quale spirano. Esempi sono le tradizionali brezze (possono essere di terra e di mare) che conosciamo anche in Italia e cambiano ogni 12 ore, oppure i monsoni che soffiano in India, in Indocina e in Cina e variano circa ogni 6 mesi.
Venti variabili detti anche locali, sono venti che soffiano in maniera irregolare anche durante la stessa giornata, dipendono dall’orografia e dalla situazione sinoticca. Sono tipici delle zone temperate.
Appartengono a questa categoria i venti che conosciamo tutti in Italia:
la Tramontana (che soffia da nord), il Grecale (nord-est), il Levante (est), lo Scirocco (sud-est), l’Ostro (sud), il Libeccio (sud-ovest), il Ponente (ovest) e il Maestrale (nord-ovest).
Sulla base della velocità misurati in chilometri o nodi e rilevata a dieci metri di altezza su un terreno piatto, i venti sono classificati attraverso la Scala di Beaufort.

La classificazione Beaufort
E’ la scala convenzionale, inventata da Sir Francis Beaufort (Navan, 7 maggio 1774 – Hove, 17 dicembre 1857) un ammiraglio, cartografo ed esploratore britannico, direttore dell’Ufficio idrogafico della Royal Navy, i cui valori vanno da 0 a 12 Forza Bft, successivamente portati a 17 per agevolare la misurazione della forza dei vari tipi di uragani.
Lo 0 corrisponde alla calma di vento, invece il 12 all’uragano (prolungando poi a 17).
Qui di seguito presentiamo una tabella che rappresenta l’intera scala. La colonna delle onde deve essere interpretata solamente come guida indicativa, grosso modo le condizioni che potremmo incontrare in alto mare, lontano dalle coste, ma non deve essere utilizzata per stimare lo stato del mare e nemmeno in senso inverso, cioè per dedurre il vento a partire dallo stato del mare.
Ad esempio nei bacini interni o presso le coste con un vento di terra, l’altezza delle onde sarà più piccola e le onde stesse più ripide.
Inoltre non viene considerato il fenomeno del fetch (la superficie di mare aperto su cui spira il vento con direzione e intensità costante ed entro cui avviene la generazione del moto ondoso) così come un mare mosso potrebbe essere stato causato da un vento molto più lontano.
Le cifre fra parentesi indicano l’altezza massima probabile.
Robert MacDawell – Survival & Bushcraft

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Robert MacDawell
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