Analisi del batterio dell’antrace
L’antrace è tra i batteri più attivi, distribuito naturalmente in alcune zone della terra; esso nasce sotto forma di spora (inerme, ma resistente alle condizioni atmosferiche e utilizzabile quindi anche a scopi militari).
L’antrace è un’ infezione acuta causata dalle spore (ossia da cellule normalmente latenti che possono divenire attive al presentarsi di determinate condizioni) di un batterio (organismo di dimensioni microscopiche composto da una sola cellula) chiamato Bacillus Anthracis.
Il batterio del Bacillus Anthracis sviluppa una malattia infettiva comunemente denominata carbonchio; generalmente la malattia colpisce animali erbivori, ma proprio da essi è possibile il contagio nell’uomo; sostanzialmente possiamo ritenere
che il controllo del bestiame sia essenziale al fine di evitare epidemie (come ha dimostrato l’azione del governo degli Stati Uniti).
La malattia, si sviluppa dunque in vertebrati erbivori, ma anche in uomini che si espongono ad animali infetti e ai loro tessuti infetti.
Sostanzialmente, a operare è un batterio incapsulato o aerobico, possedente tre fattori di violenza: tossina da edema, tossina letale e antigene; queste tossine sono le responsabili delle iniziali manifestazioni di emorragie, edemi, necrosi.
Essenzialmente, si può contrarre attraverso tre forme: cutanea, per inalazione (o polmonare) , gastrointestinale.
L’infezione cutanea viene contratta attraverso un prurito assimilabile a quello che si sviluppa da una puntura di zanzara, seguito dopo uno o due giorni dalla formazione di una vescica con al centro una area necrotica nera (una specie di
ustione), sviluppando gonfiore.
La bolla si trasforma poi in ulcera cutanea.
Alcuni sintomi iniziali sono il freddo, la tosse, febbre, dolore al torace, mialgia, punzonatura di linfadeniti mediastinali, emorragie pleuriche, presenze di batteri, intossicazione del sangue risultanti da dispnee, ipoxia (assenza di ossigeno) e shock settici.
L’infezione cutanea si sviluppa in quelle persone che lavorano a contatto con spore presenti in forma di aerosol o in altre forme , tuttavia è stato stimato che nell’80% dei casi anche senza trattamento questa infezione non è mortale.
Attraverso inalazione, il virus penetra dai polmoni, e sviluppa inizialmente un senso di freddo, seguito da problemi respiratori e shock, seguendo un processo che generalmente è fatale.
L’infezione per inalazione risulta essere a maggior rischio di mortalità anche se trattato con gli antibiotici appropriati (negli USA, durante il ventesimo secolo, il 75% dei casi di infezione per inalazione è risultato mortale).
Questa infezione si manifesta con sintomi assimilabili a quelli di una normale influenza o raffreddore (mal di gola, lieve febbre, indolenzimento muscolare, seguiti da tosse, dolore al petto, difficoltà respiratorie, spossatezza).
Il tutto è aggravato dal fatto che questi sintomi si possono sviluppare anche a quarantadue giorni di distanza dal contatto col virus.
L’infezione gastrointestinale, invece, segue il consumo di carne contaminata e si caratterizza per un acuta infiammazione dell’apparato intestinale o della laringe con annesso mal di gola.
Da qui si crea senso di nausea, perdita di appetito, vomito,
febbre, dolori addominali, cui segue vomito di sangue e diarrea; possono anche svilupparsi meningiti emorragiche e questa particolare modalità di contagio risulta essere mortale, tra il 25 e il 60% dei casi.
Le infezioni gastrointestinali non sono molto presenti, tuttavia comportano un rischio maggiore di mortalità rispetto alle infezione cutanee; non è presente una stima dell’incidenza di tale infezione nel mondo. Le ricerche hanno stabilito che
l’infezione gastrointestinale è rara, ma il suo decorso mortale eccede il 50% dei casi.
L’uomo può contrarlo attraverso i prodotti ottenuti da animali infetti, inalando prodotti animali contaminati o consumando carne poco cotta di animali infetti, oppure trattando prodotti derivati da animali,(come lana, pelle, ossa, carcasse, ecc).
A quanto si sa fino ad oggi, non è possibile la trasmissione da uomo a uomo.
Le persone che lavorano nei laboratori dove sono trattati questi organismi, possono dirsi maggiormente esposte, oltre a persone che a vario titolo lavorano su bestiame infetto (dai pastori ai veterinari), e ovviamente anche militari schierati in aree ad alto rischio di esposizione a tali organismi (in particolare laddove si sviluppa l’uso di armi biologiche a scopo bellico).
In molti casi, l’infezione si sviluppa attraverso un’ abrasione o un taglio del cranio, ad esempio maneggiando lana o altri prodotti ottenuti da animali infetti.
A seconda di come si contrae il virus, è possibile sviluppare diversi sintomi, che generalmente vengono notati dopo sette giorni, anche se questo comporta alcuni problemi, dato che i sintomi iniziali possono essere confusi con i sintomi di altre infezioni da funghi o batteri.
Il virus viene diagnosticato una volta isolato dal sangue, dalla lesione al capo, dalle secrezioni respiratorie, o dalla misurazione degli anticorpi nel sangue di persone sospettate.
Naturalmente il virus si sviluppa soprattutto in quei paesi che non possiedono un servizio sanitario funzionante.
I territori in cui si sviluppa con maggiore facilità sono il Sud e Centro America, Sud e Est Europa, Asia, Africa, Carabi, Medio Oriente.
Pertanto, la prima e ovvia forma di prevenzione, specie in questi paesi, consiste nell’evitare il contatto con animali infetti e soprattutto evitare il consumo di carne poco cotta o macellata.
Il trattamento per chi contrae il virus è differenziato a seconda che si sia già contratta la malattia o meno; infatti, per prevenire l’infezione gli operatori sanitari somministrano antibiotici (ciproflossacina, levloflossacina, dossociclina, penicillina) combinati col vaccino anti-antrace. L’assunzione di antibiotici deve durare 60 giorni; va specificato che il buon esito del trattamento dipende dalla forma di antrace contratta e dalla tempestività di inizio della cura.
Tuttavia esiste un vaccino rispetto all’antrace, ritenuto efficace nella prevenzione dal virus nel 93% dei casi.
Questo è al momento l’unico vaccino riconosciuto, almeno negli Stati Uniti.
Il Vaccino è stato sviluppato dalla Bio Port, azienda situata a Lansing, nel Michigan
Il trattamento deve iniziare immediatamente onde evitare un decorso che, passando da setticemia e meningite emorragica, porta alla morte.
Va sottolineato che la disponibilità del farmaco non è generalizzata e quindi le CDC (Center for Disease Control) hanno sviluppato un progetto di azioni da attuare in caso di attacco militare o terroristico da antrace: anzitutto con la messa a punto di piani e procedure d’intervento, addestramento squadre per il controllo della diffusione della infezione, e le analisi; inoltre programmi di educazione per operatori sanitari, rappresentanti dei mezzi di comunicazione, e altri soggetti addetti a informare il pubblico in caso di emergenza.
Si è sviluppata una forte collaborazione con enti sanitari, ambulatori, per il pronto rilevamento di casi sospetti; creazione di una banca dati, garanzia della disponibilità di un numero sufficiente di laboratori sicuri per la conduzione rapida di analisi per i casi sospetti, collaborazioni con ospedali, laboratori e squadre di intervento per emergenze.
L’immunizzazione consiste in tre iniezioni sub-cutanee fatte a due settimane di distanza l’una dall’altra, seguite da tre iniezioni aggiuntive a sei, dodici e diciotto mesi di distanza.
Viene raccomandato di rispondere al richiamo annuale.
Generalmente, l’unica reazione al trattamento consiste in un leggero rossore nel punto dell’iniezione.
Una possibile reazione, tuttavia poco frequente, può consistere nell’ingrossamento dell’avambraccio.
I centri statunitensi preposti al controllo e alla prevenzione delle malattie (Centers For Desease Control and Prevention- CDC) classificano gli agenti associati a un rischio potenziale d’uso quale arma bioterroristica in tre diverse categorie a seconda dell’ordine di priorità: l’antrace rientra nella categoria A, ovvero nelle sostanze che presentano il maggior rischio per la salute pubblica, che potrebbero diffondersi in un’ area di vaste dimensioni e che richiede ingenti sforzi di pianificazione ai fini della salvaguardia della salute pubblica.
L’incidenza di questo virus ha assunto una certa importanza solo negli ultimi tempi, in particolare all’indomani degli attentati terroristici dell’11 settembre.
Basti pensare che, prima della crisi delle lettere all’antrace, verificatasi in USA nei mesi conclusivi del 2001, gli USA avevano conosciuto un periodo di quasi assenza di contagi da antrace: dai 130 casi dei primi anni Novanta, fino ai due casi del 2000.