Le armi biologiche

Le armi biologiche sviluppano agenti come le tossine, o batteri (antrace) o virus (vaiolo) per infliggere deliberatamente malattie tra la popolazione, attraverso la contaminazione di animali o di prodotti agricoli, determinando la morte di civili o militari, o la crisi economica determinata dalla contaminazione dei raccolti.
I batteri sono organismi viventi formati da una cellula e sono letali (come l’antrace o la peste), trasmissibili anche utilizzando gli animali come vettori.
Le richezie sono sistemi biologici formati da più cellule, microrganismi che vivono e si replicano nelle cellule dell’ospite, ma sono trattabili attraverso antibiotici.
I virus, invece, sono parti del DNA o dell’RNA coperti da una membrana difensiva, che si replicano attraverso l’attacco alla cellula (ĆØ il caso del vaiolo o dell’ebola).
Le tossine, infine sono sostanze velenose prodotte da organismi viventi (ad esempio il botulino).
di arma ha il pregio per cui il suo rilascio non è immediatamente identificabile, poiché i sistemi in grado di farlo impiegano un certo tempo ad accertare la loro presenza.
Essenzialmente la loro utilitĆ  militare va considerata in base alla possibilitĆ  di garantire la produzione in grandi quantitĆ , la stabilitĆ  ambientale dell’arma durante la produzione e il trasporto, la capacitĆ  di disseminarli in maniera efficiente (cosa difficile da ottenere in quanto tutto dipende dall’ambiente in cui vengono rilasciati, e da condizioni climatiche che non sono sempre verificabili a priori; per maggior sicurezza andrebbero quindi utilizzati di notte o in giornate nuvolose).
Bisogna essere certi, inoltre, tanto della possibilitĆ  di difendere se stessi quanto dell’impossibilitĆ  da parte del nemico di poterlo fare.
Va poi considerata la loro sensibilitĆ  alle condizioni ambientali (tanto i raggi UVA del sole quanto l’umiditĆ  possono operare sugli agenti neutralizzandoli).
Per disperdere quest’arma occorre farla esplodere, evitando però che il calore generato dall’esplosione possa uccidere gli agenti patogeni, ecco perchĆ© in genere vengono adoperate bombolette, grazie alle quali si riesce a distruggere il contenitore
rilasciando cosƬ gli agenti sotto forma di aerosol evitando il contatto col calore dell’esplosione.
Gli stessi effetti dell’attacco non sono immediatamente identificabili, in quanto ĆØ presente un periodo di incubazione durante il quale si sviluppano sintomi facilmente confondibili con quelli di banali malattie; solo nel momento in cui si verificano più casi contemporaneamente, o si arrivi ad epidemie, si può accertare la presenza di un attacco da arma biologica.
Bisogna poi distinguere tra quei virus che sono trasmissibili da persona e persona (come quello dell’ebola o il vaiolo) da quelli che non si possono trasmettere in questo modo (come l’antrace).
Nonostante tutte le implicazioni riguardanti questo tipo di arma, si considera che numerosi paesi la stiano sviluppando.
L’uso delle armi biologiche ĆØ stato variamente presente nel corso dei secoli, da quando nel sesto secolo a.C. gli Assiri avvelenavano i pozzi dei nemici con la segale cornuta (che rilasciava pericolose tossine), o da quando, nel 400 a.C., gli arcieri
sciti immergevano le loro frecce nel sangue e nel letame o nei cadaveri in decomposizione per poter cosƬ infettare i nemici colpiti.
Il primo caso documentato di guerra biologica risale però al 1347, quando le truppe tartare, nel tentativo di conquistare la fortezza genovese di Caffa sul Mar Nero, catapultarono all’interno della fortezza cadaveri appestati.
Nel 1763 Sir. Jeffrey Amhrest, governatore della Nuova Scozia diffuse tra i pellerossa coperte infette di vaiolo decimando la tribù; nello stesso periodo i Maori che popolavano la Nuova Zelanda furono decimati da prostitute infettate dalla sifilide inviate sul posto dagli inglesi.
Il diritto internazionale umanitario ha ristretto la produzione di queste armi: anzitutto il Protocollo di Ginevra del 1925, che ne vieta l’uso in guerra (peraltro alcuni stati firmatari dichiararono che sarebbero venuti meno al rispetto dell’accordo nel caso alcuni loro nemici, o alleati dei loro nemici non avessero firmato l’accordo). tuttavia il protocollo non impedisce la ricerca, lo sviluppo e la produzione di tali armi.
Gli Stati Uniti hanno ratificato il Protocollo nel 1975, dopo che nel 1969 il presidente Richard Nixon aveva rinunciato all’uso delle armi biologiche.
Intanto, nel 1972, ĆØ stata prodotta la ā€œConvenzione contro lo sviluppo, la produzione, uso, immagazzinamento o acquisizione di armi biologicheā€; la Convenzione obbliga le parti alla distruzione delle armi esistenti e si proibisce la proliferazione.
La Convenzione obbliga gli Stati parte a non mettere a punto, fabbricare, tenere in deposito, acquistare, agenti microbiologici e tossine, tranne che a fini profilattici, di protezione o pacifici (art.1) ; gli Stati si impegnano inoltre a non trasferire ne direttamente ne indirettamente agenti, tossine, o armi biologiche, che si trovano sotto la loro giurisdizione (art. 3); gli Stati si impegnano inoltre ad aggiornare la propria legislazione interna in base alla Convenzione (art.4) e a cooperare reciprocamente (art.5).
Il problema fondamentale relativo a questa Convenzione, riguarda l’assenza di meccanismi di verifica della Convenzione, contrariamente a quanto accade per la Convenzione sulle armi chimiche.
La produzione di un arma biologica può avvenire mediante tre fasi: anzitutto la scelta o l’acquisto di un agente biologico (nel caso delle tossine, deve essere acquisito il metodo di produzione); la sua lavorazione allo scopo di ottenere una sufficiente quantitĆ  di agenti che vengono selezionati e modificati tramite una procedura che ne altera i tratti e le caratteristiche; infine la preparazione dell’agente per la sua distribuzione.
La scelta dell’agente ricalca il tipo di risultato che si vuole ottenere: pertanto va valutata la sua capacitĆ  patogena, il tempo di incubazione, la sua capacitĆ  inibitoria, la capacitĆ  letale, la velocitĆ  di trasmissione, la capacitĆ  di resistenza a trattamenti e
vaccinazioni.
Alcuni agenti nascono in natura mentre altri si sviluppano in laboratorio: nel primo caso, si possono acquisire dalla terra o dall’acqua o da animali infetti, ma vanno purificati, mentre nel secondo caso essi lo sono giĆ , ma la loro acquisizione
diventa più difficile in quanto, ovviamente, bisogna avere accesso ai laboratori interessati.
In alternativa ĆØ possibile produrre gli agenti aggiungendo il codice DNA corretto per la sua produzione a un batterio; inoltre il progresso biotecnologico premette oggi di sintetizzare certi virus basati sul loro genoma, o sintetizzare l’istruzione genetica di un organismo e usando poi il DNA.
Attualmente le armi biologiche sono presenti in Russia, Israele, Egitto, India, Pakistan, Siria.
Robert MacDawell – Survival & Bushcraft

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