Mal acuto di montagna (MAM)
Per capire questo fenomeno, è bene ricordare i due parametri essenziali che caratterizzano l’alta quota: diminuzione della pressione e riduzione della concentrazione di ossigeno.
Il corpo umano non percepisce queste situazioni e nonostante sia in grado di effettuare rilevanti adattamenti sia respiratori sia cardiovascolari, ha bisogno di un limite per reagire.
Se si sale in fretta senza dare all’organismo il tempo di mettere in atto tutti i meccanismi di adattamento, possono comparire di conseguenza i sintomi tipici delle patologie correlate alla quota.
I più frequenti sono cefalea, nausea, difficoltà a respirare, sfinimento ed insonnia.
Alle volte si possono avere problemi neurologici, come vertigini o aggressività, altre volte invece forme di letargia anche mortali.
Questi sintomi sono tipici del male acuto di montagna (MAM).
Se i sintomi restano moderati, il male acuto di montagna è considerato benigno e bisogna semplicemente riposare, non salire più di quota, prendere dell’aspirina o del paracetamolo e idratarsi bene.
Pur prendendo tutte le precauzione necessarie, il MAM è il prezzo da pagare per un’acclimatazione progressiva; infatti colpisce 7 persone su dieci che tentano l’ascensione del Monte Bianco e una persona su due in Himalaya: è un sintomo molto diffuso tra gli alpinisti che frequentano l’alta montagna.
Ma i sintomi possono intensificarsi al punto da rendere impossibili ogni attività fisica.
Dallo stadio 1, MAM leggero, di gravità, si passa allo stadio 2, MAM moderato, poi allo stadio 3, MAM acuto.
Attenzione! Non aspettare di essere ad uno stadio acuto per agire: l’evoluzione verso un edema polmonare o cerebrale d’alta quota può causare la morte.
Cosa fare di fronte ad un caso di MAM
Riposare alla stessa altitudine è spesso sufficiente per attenuare i sintomi, permettendo il più delle volte di riprendere l’ascensione il giorno dopo.
Scendere a quote più basse: alle volte scendendo anche solo di 500 metri lo stato del malato può migliorare rapidamente evitando l’evoluzione in edema polmonare o cerebrale.
Il cassone iperbarico è la soluzione migliore quando non è possibile scendere a quote più basse.
Il peso ridotto e le dimensioni contenute ne consentono il trasporto durante molte spedizioni e trekking. (Portatile, è possibile piegarlo e pesa come una tenda.)
Lo si gonfia con una pompa meccanica che permette di comprimere in modo artificiale l’aria all’interno.
Una o due ore di trattamento sono sufficienti perché le condizioni del malato migliorino permettendogli di riacquistare le forze per scendere con i suoi mezzi.
Il cassone iperbarico ha già salvato molte vite.
Trattamento medico del MAM
Tre medicinali notoriamente efficaci devono essere messi nella trousse delle medicine per una spedizione, utili soprattutto quando non si ha a disposizione un cassone iperbarico.
L’acetazolamide (DIAMOX) è il più efficace, soprattutto per un trattamento preventivo iniziando la somministrazione due giorni prima dell’ascensione.
Posologia: 1 compressa da 250 mg al mattino e a mezzogiorno.
Dividere le dosi a metà (125 mg) per le persone di peso inferiore a 60 kg o se gli effetti secondari sono mal sopportati.
Effetti collaterali: formicolio alle mani, ai piedi e al viso; aumento dell’azione diuretica, alterazioni del gusto; alle volte problemi digestivi (nausea, vomito); tendenza all’ipokaliemia (carenza di potassio nel sangue).
Controindicazioni assolute: allergie conosciute ai sulfamidici.
Controindicazioni relative: persone soggette a coliche renali.
Consigli: somministrare delle compresse di potassio per prevenire l’ipokaliemia (ORALK: 2 compresse al giorno durante il trattamento). Prolungare il trattamento di acetazolamide per 4, 5 giorni dopo l’ascensione se si rimane in quota (campo base).
Il sildenafil (VIAGRA) è un medicinale recente usato nei disturbi dell’erezione ed impotenza maschile.
Ormai si conoscono i suoi benefici sul male acuto d’alta montagna e soprattutto sull’edema polmonare.
Con le sue proprità vasodilatatorie interviene sull’ipertensione arteriosa polmonare conosciuta come una delle cause che provocano l’edema polmonare d’alta quota.
E’ ancora invece da dimostrare l’efficacia sul male acuto di montagna.
Il betametasone (BENTELAN) : 8 mg iniettabili per via endovenosa o intramuscolare, da ripetere ogni 6 ore fino ad ottenimento di una risposta soddisfacente.
Il betametasone può essere utilizzato per il MAM resistente.
Questi trattamenti possono essere prescritti solo da un medico a causa delle controindicazioni e degli effetti secondari.
Nella pratica gli esperti accettano che questi trattamenti siano applicati anche ad opera di laici addestrati o su consulto radio telefonico (telemedicina).
Come prevenire il MAM.
Consultazione preventiva
Coloro i quali non sono mai andati in alta montagna possono avere un’idea della loro predisposizione al male
acuto di montagna facendo un test specializzato all’ipossia durante una visita specialistica.
Questa visita è ugualmente consigliata a tutte le persone che soffrono di una patologia cronica suscettibile scompensata in alta quota.
Salire gradualmente
Il corpo è in grado di acclimatarsi purché gli si lasci il tempo adeguato.
Durante un trekking, una volta raggiunta la quota di 3000 metri, si consiglia di non superare mai 400 metri di dislivello al giorno per dormire tra due notti consecutive.
Coloro che non possono salire gradualmente per motivi logistici quando la cima da raggiungere è più alta di 4000
metri, si consiglia di fare una o due ascensioni ad una altezza intermedia nel corso della settimana che precede il
soggiorno, dormendo una o due notti a più di 3000 metri.
Durante la notte l’organismo è più stimolato a produrre globuli rossi supplementari (poliglobuliasi).
Idratazione
Bisogna sfatare l’idea che l’iperidratazione è responsabile di edemi d’alta quota.
E’ esattamente il contrario!
L’idratazione innesca e stimola la funzione renale, permettendo ai reni di fare da filtri.
Le tossine legate all’esercizio fisico e alla sofferenza delle cellule in mancanza d’ossigeno vengono filtrate meglio, permettendo all’equilibrio idroelettrico di instaurarsi in modo armonioso.
Acetazolamide (DIAMOX)
E’ il farmaco più usato, a condizione che venga assunto almeno 24 ore prima dell’ascensione.
Il suo uso è soprattutto di tipo preventivo anche se può essere un supporto valido alla cura del MAM.
Aspirina
E’ possibile usare in modo preventivo anche l’aspirina per evitare il mal di testa, i crampi e indolenzimenti
migliorando la circolazione nei vasi sanguigni più piccoli.
Altri metodi
Le ricerche su alcuni prodotti (come quelli a base di ginkgo biloba [TANAKAN] e omeopatici [coca]) non hanno
ancora dimostrato la loro efficacia.