Le malattie correlate all’alta quota

Medical

Edema polmonare d’alta quota
E’ una delle complicazioni più gravi del male acuto di montagna.
Avviene generalmente durante la prima parte del soggiorno in alta quota, durante le fasi di acclimatazione.
Coloro che non rispettano le regole per una buona acclimatazione rischiano di fare scatenare questa grave patologia.
Le persone che hanno già avuto un edema polmonare hanno più probabilità (sono più predisposti) di averlo di nuovo.
Attenzione, è durante la notte che l’edema si prepara e al mattino all’alba che colpisce la sua vittima.
Al di sopra dei 4000 metri è bene non dormire mai da soli, soprattutto nei primi giorni del soggiorno!
Alcuni sintomi sono premonitori e permettono di prendere adeguate contromisure prima che sia troppo tardi:
Il mal di testa non si attenua nonostante le dosi di aspirina e di paracetamolo.
Un affaticamento anormale è segno determinante dell’edema come affanno respiratorio presente anche a riposo.
Un comportamento irritabile può essere associato, come una sonnolenza esagerata, un’apatia smisurata o al contrario agitazione con delirio.
Se nessuno riesce a riconoscere questi sintomi, presto il soggetto comincerà a respirare in maniera irregolare e rumorosa udibile ad orecchio umano.
Quando la tosse diventa stizzosa con escrezioni di colore rosastro, l’urgenza è estrema e il caso può essere mortale.

Cosa fare di fronte ad un caso di EPA
La cosa migliore da fare è scendere a quote più basse.
Se sulle montagne europee è utilizzato l’elicottero, in spedizione bisogna arrangiarsi con una portantina o uno yack.
Ossigeno: efficace nel soccorso in montagna, ma spesso in spedizione non è disponibile.
Cassone iperbarico di decompressione : indispensabile durante una spedizione o un trekking quando non si ha a disposizione l’ossigeno.

Trattamento medico dell’edema polmonare d’alta quota
Betametasone (BENTELAN) 8mg iniettabili (IV-IM)
E’ un corticoide che bisogna associare al trattamento di decompressione (ossigeno, cassone o discesa).
La cosa migliore è somministrarlo per via endovenosa (8 mg IV).
In situazione di emergenza, o in caso di assenza di un medico e che passi più di un’ora dall’evacuazione, un infermiere o un laico addestrato deve essere in grado di fare l’iniezione.
Nel caso in cui il malato è cosciente glielo si potrà fare ingoiare.
o/e Nifedipina (ADALAT) 20 mg subito poi 1 capsula di 20 mg LP ogni 6 ore fino a quando i sintomi non spariscono. Controindicazione: ipotensione.
o/e Sildenafil (VIAGRA) 1 compressa da 50 mg ogni 6 ore fino a quando i sintomi non spariscono.
Controindicazioni: insufficienza cardiaca e insufficienza coronarica.

Edema cerebrale d’alta quota
Come l’edema polmonare, questa temibile complicazione del MAM si manifesta nella prima parte del soggiorno durante la fase di acclimatazione.
Le persone che già sono state colpite da un edema cerebrale o polmonare hanno più probabilità che l’evento si ripeta.
Le persone che non rispettano il processo di acclimatazione saranno i primi a correre questo rischio.
Attenzione, come un edema polmonare classico il male si sviluppa durante la notte e all’alba può portare alla morte.
Non si ripeterà mai abbastanza che non bisogna mai dormire soli al di sopra dei 4000 metri.
Attenzione, l’edema cerebrale può essere associato a un edema polmonare; i comportamenti anomali che accompagnano l’edema polmonare possono essere ingannatori.
Come l’edema polmonare, l’edema cerebrale è un mal acuto di montagna mal trattato:
Le cefalee non recedono malgrado le forti dosi di aspirina o di paracetamolo.
La fatica è al culmine e i segnali allarmanti sono le turbe dell’equilibrio (atassia) e le turbe del comportamento: il soggetto non è più coerente, delira, soffre di allucinazioni, diventa aggressivo o troppo sonnolento.
L’edema cerebrale, meno frequente dell’edema polmonare, è però più difficile da curare poiché il malato sovente non coopera.
L’edema cerebrale d’alta quota è più subdolo dell’edema polmonare d’alta quota perché si manifesta senza prodromi evidenti.
In assenza di cure, il malato scivola verso il coma.
L’urgenza è estrema e può diventare mortale.

Cosa fare di fronte ad un caso di edema cerebrale d’alta quota
La cosa migliore da fare è scendere a quote più basse.
Se sulle montagne europee è utilizzato l’elicottero, in spedizione bisogna arrangiarsi con una portantina o uno yack.
Ossigeno : efficace nel soccorso in montagna, ma spesso in spedizione non è disponibile.
Cassone iperbarico di decompressione : indispensabile durante una spedizione o un trekking quando non si ha a disposizione l’ossigeno.

Trattamento medico dell’edema cerebrale d’alta quota
Betametasone (BENTELAN)
E’ un corticoide che bisogna associare al trattamento di decompressione (ossigeno, cassone o discesa).
La cosa migliore è somministrarlo per via endovenosa (8 mg IV).
In situazione di emergenza, o in caso di assenza di un medico e che passi più di un’ora dall’evacuazione, un infermiere o un laico addestrato deve essere in grado di fare l’iniezione.
Nel caso in cui il malato è cosciente glielo si potrà fare ingoiare.

Edemi localizzati legati all’alta quota
A causa della depressione e dell’ipossia, l’altitudine provoca dei disturbi nello scambio di liquidi dell’organismo.
Anche i reni, molto importanti per regolare questo tipo di scambi, hanno bisogno di tempo per adattarsi all’alta quota e in alcuni casi, abbastanza rari, non riusciranno mai ad adattarsi.
I primi segni visibili sono gli edemi periferici rilevabili molto facilmente:
a livello delle gambe e soprattutto delle caviglie si nota il cosiddetto «segno della calza» (segno importante sulla pelle), a livello del polso i segni lasciati dal cinturino dell’orologio, a livello degli occhi, perché più gonfi del solito al mattino (borse sotto gli occhi), a livello del viso perché gonfio assumendo un aspetto «mongoloide», un aumento del peso, la quantità di urina diminuisce.
Questi sintomi sono un avvertimento, che non devono incutere paura ma almeno devono far diminuire il dislivello di ascensione.
Un giorno o due di riposo alla quota in cui ci si trova è fortemente consigliata.
La persona colpita da edema localizzato d’alta quota non ha sicuramente bevuto abbastanza, perché contrariamente a quanto si pensi in generale, è soltanto aumentando gli apporti idrici che si rilancia la diuresi e che gli edemi spariscono.
Il detto «chi fa pipì beve bene e chi beve bene fa tanta pipì»!
Se gli edemi persistono, bisogna tentare un trattamento a base di acetazolamide (DIAMOX),
o/e «sbloccare» il sistema con una seduta nel cassone iperbarico che potrà ristabilire la diuresi.

Robert MacDawell – Survival & Bushcraft
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